Sento per la prima volta, a livello ufficiale, una diagnosi corretta della crisi europea che nessun governo prima di quello greco del 2015 aveva mai avuto il coraggio di presentare con tanta lucidità.
A @Presa_Diretta, il ministro delle finanze del governo greco, Yanis Varoufakis, ha affermato che:
1) siamo ormai di fronte a una crisi umanitaria, sia in Grecia che in altre regioni dell’Unione Europea
2) l’Europa è un progetto politico per non rivedere più gli orrori delle guerre del ventesimo secolo
3) la decostruzione dell’Europa si manifesta con i successi elettorali dei partiti di estrema destra
4) il debito pubblico non è sostenibile in Grecia, e così anche altrove, Italia compresa
5) l’euro è una costruzione fragile e per salvare l’Europa occorre uscire dal cono d’ombra della paura e lanciare un “New Deal” di riforme condivise.
Con un atto politico dovuto, il ministro dell’economia italiano Padoan ha decisamente negato che il debito pubblico italiano sia insostenibile. Ma al di là dell’opportunità politica della dichiarazione, ognuno in Europa sa che il debito italiano è “sostenibile” solo ed esclusivamente grazie alla BCE. E che il debito greco non è “sostenibile” solo ed esclusivamente perché la BCE non è autorizzata ad includerlo nel programma di QE.
Questo è il segreto di Pulcinella dell’Europa che Varoufakis è riuscito a portare al tavolo ufficiale delle trattative dell’Eurogruppo.
Come ho spiegato qui,
a) il debito di un governo è reso “sostenibile” solo ed esclusivamente dalla sua banca centrale
b) la “sostenibilità” del debito non è in ogni caso sufficiente a garantire la sostenibilità economica del paese
c) una regione con oltre 18 milioni di disoccupati che impone il bilancio in pareggio a tutti i livelli di governo non è economicamente sostenibile.