Un ex presidente del consiglio quasi caduto in disgrazia è tornato a parlare della necessità che “la BCE diventi una banca che sia prestatore di ultima istanza assumendo la garanzia dei debiti contratti dai Paesi che usano l’euro”. Ha anche detto che “immettendo i quantitativi necessari di moneta si ottiene l’1 o il 2% al massimo di inflazione. Percentuali che non costituiscono un rischio per l’economia, ma molte volte sono addirittura positive.”
Avevo già commentato affermazioni simili nel 2012 su la voce.info ma vale la pena tornarci sopra, seppur brevemente.
1. Chiedere oggi che la banca centrale debba garantire il debito pubblico dei paesi dell’Eurozona è stravagante, visto che la BCE già lo fa! Forse a qualcuno è sfuggito qualcosa, ma a partire dall’annuncio di Draghi dell’estate del 2012, la BCE garantisce già i debiti pubblici dell’eurozona. A certe condizioni. E le condizioni sono naturalmente (purtroppo) quelle dell’austerità.
Se si vuole invece dire che la BCE dovrebbe garantire incondizionatamente i debiti pubblici di ciascun paese, allora bisogna anche spiegare come far sì che i singoli paesi rispettino nuove regole comuni. E quali.
2. Pensare che la BCE possa creare inflazione stampando più denaro si basa sull’errata convinzione che la banca centrale sia in grado di aumentare la quantità di moneta in circolazione come e quanto vuole.
Purtroppo, anche questa raccomandazione è vuota di significato in quanto al pari delle altre banche centrali, la BCE non è in grado di far crescere il denaro nelle nostre tasche. Gli strumenti di cui la BCE (e qualunque altra banca centrale) dispone non sono in grado di produrre quell’aumento della domanda di cui l’eurozona ha bisogno.